Sostenibilità. Episodio 1 | Impariamo a nuotare nell’oceano dei dati
Integrare. Trasformare. Analizzare. Data management & Analytics a supporto del miglioramento sostenibile
Ieri mattina, compilando la lista della spesa, mi arriva la seguente richiesta: “Mamma, ti ricordi di comprare lo shampoo solido? Ma mi raccomando, non prenderlo se ha la confezione in plastica!”. Questa nuova consapevolezza o green awareness che sempre più trova spazio nella quotidianità scavando un solco nella nostra coscienza di consumatori, trova un crescente riscontro anche presso le aziende. Aziende che stanno comprendendo e facendo propria l’urgenza di un cambiamento volto a sviluppare un nuovo paradigma di profittabilità.
Questo paradigma prevede innanzitutto una dedizione e vocazione totale alla ricerca e all’innovazione, ma al contempo anche un’osservazione accurata e soprattutto critica di ogni fase e passaggio previsto dalla filiera produttiva. Ogni attività e azione che accompagna il processo produttivo, il processo finanziario o la catena logistica, lascia dietro di sé una scia importante di dati. Questa scia è fondamentale per consentire alle aziende di misurarsi nello svolgimento delle proprie attività e identificare di conseguenza le aree di improvement.
Ma non sempre è tutto facilmente misurabile. L’ecosistema in cui la sostenibilità si muove è estremamente fluido. È supportato da una fitta rete di procedure, modelli, regole e normative che via via si aggiungono o si adattano e modificano. Altrettanto mobili sono i fenomeni il cui cambiare ed evolvere richiede una revisione da parte delle procedure. Perché se cambia il modo in cui interagiamo con le persone, le cose e l’ambiente, i nostri comportamenti diventano imprevedibili o semplicemente escono dagli schemi noti, andando ad alimentare un meccanismo che a volte è virtuoso, ma a volte non lo è, e in ogni caso destinato a generare un impatto che andrà gestito.
A questo punto la domanda da fare è: “Siamo certi di possedere tutti i dati di cui abbiamo bisogno per supportare la misurazione e indirizzare il cambiamento?”

Senz’altro siamo in possesso dei cosiddetti dati primari, generati dalle applicazioni in uso in azienda; dati economici e finanziari, dati relativi ai materiali, ai fornitori, ai dipendenti o alle emissioni generate da assets e risorse di proprietà dell’azienda.Questi però raccontano soltanto una parte della storia. Per avere tutta la narrazione occorre avere il controllo anche dei dati secondari, dei quali non abbiamo la proprietà, ma che concorrono inevitabilmente alla green reputation di ogni azienda. Pensiamo ai dati di mercato, dati di benchmark, i dati di opinione o comunque a tutti quei dati che escono dal perimetro controllato dell’azienda – non ultime le emissioni generate ad esempio dalle flotte utilizzate dai fornitori dei nostri fornitori, e la lista può proseguire oltre.
Ma come portare tutti questi dati sotto il nostro ombrello?
Qui la cosa non è semplice. Dobbiamo far fronte alla complessità derivante dall’eterogeneità di tecnologie, formati, architetture. Ma se la complessità è una sfida, il valore che può generare l’adozione di un processo strutturato di governance di questo variegato ecosistema, ed un utilizzo coerente e intelligente dei dati che ne fanno parte, non può che tradursi in una grande opportunità. Opportunità che passa attraverso l’abilitazione delle linee di business con soluzioni agili in grado di supportare un miglioramento continuo. Facendo leva su un set di dati “estensibile”, è possibile ideare altri modelli di business, non necessariamente più complessi, ma che siano il risultato di una fase di osservazione e apprendimento continuo e di un confronto ragionato basato su di un concetto di pervasività e visione olistica del dato.